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Pubblichiamo questa importante notizia che conferma l'impegno del Consiglio comunale bolognese a sostegno del Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari.

Ricordiamo che il CDMPI ha sempre aderito e promosso le campagne per il disarmo e l'obiezione di coscienza alle spese militari, fin dagli anni '80, allora associazione ADN - Antimilitarismo e Disobbedienza Nonviolenta, gruppo fondatore del CDMPI stesso.

La proposta del Gruppo consiliare EUROPA VERDE - VERDI, presentata dal consigliere Celli in data 8 febbraio 2025, è stata approvata nella seduta consigliare del 5 maggio scorso.

Riportiamo un estratto dell'atto.

"Il Consiglio Comunale di  Bologna
Premesso che
Il Comune di Bologna ha aderito all’associazione Mayor for Peace
e alla campagna Italia Ripensaci, perché anche l’Italia ratifichi il
Trattato Proibizione delle Armi Nucleari.
    • Mercoledì 22 gennaio 2025, i gruppi per la pace e il disarmo di tutto il mondo hanno celebrato il quarto anniversario dell'entrata in vigore del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW)
norma internazionale che, partendo dal riconoscimento dell'impatto umanitario delle armi nucleari, le rende illegali secondo il diritto internazionale (analogamente alle armi chimiche e biologiche).
    • Un risultato ottenuto grazie all’azione forte e condivisa della società civile    internazionale che - nell’ambito della International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (ICAN Premio Nobel per la Pace 2017) ne ha promosso la discussione e votazione all’ONU operando poi per il raggiungimento delle prime 50 ratifiche necessarie a farlo entrare in vigore. Ad oggi sono 73 i Paesi che hanno ratificato, con 94 firmatari totali.
    • Per tale motivo la data del 22 gennaio ha assunto  un grande valore anche per “Italia, ripensaci” e per le organizzazioni che la promuovono (Rete Italiana Pace Disarmo e Senzatomica), in quanto testimonia i passi concreti già realizzati verso un disarmo nucleare completo, a 80 anni dai bombardamenti atomici sul Giappone. Per 8 decenni il mondo ha vissuto all’ombra delle armi nucleari.
    • È il momento di ricordare queste importanti date per trasformare l’attenzione mediatica, culturale e politica che accompagna questi momenti in azioni concrete per il disarmo nucleare.
    • Iniziative in tal senso si sono già svolte in questi giorni in tutta Italia e culminate  con momenti di mobilitazione, silenzio, suono di campane, rilancio di Manifesti celebrativi in particolare a Cervia, Padova e Torino,  e l’inaugurazione della tappa di Firenze della mostra Senzatomica il  31 gennaio scorso. Tutte iniziative che hanno l’obiettivo di informare l’opinione pubblica sui pericoli delle armi nucleari e i possibili passi di disarmo nucleare, rafforzando l’adesione all’Appello delle Città di ICAN (sottoscritto in Italia da oltre 100 Enti Locali tra i quali la città di Bologna)
    Ricordato che
    • Il Trattato TPNW vieta ai Paesi che lo ratificano di sviluppare, testare, produrre, fabbricare, acquisire, stoccare, controllare, ricevere o minacciare di usare armi nucleari. È inoltre vietato ospitare, incoraggiare o assistere altre nazioni impegnate in una di queste attività proibite. La norma internazionale impone inoltre ai Paesi di assistere le vittime e di ripulire le aree contaminate da radiazioni provenienti da esperimenti nucleari, oltre a prevedere un ampio sistema di monitoraggio per garantirne il rispetto.
    • Purtroppo nessuno Stato dotato di armi nucleari (o posto sotto
    l’ombrello nucleare di una alleanza militare, come nel caso dell’Italia) ha
    firmato o ratificato il Trattato TPNW.
    • Dunque è cruciale in questo anniversario rilanciare un’azione capace di richiamare l'attenzione sui pericoli della guerra nucleare e sull’impatto umanitario delle armi nucleari. Rafforzare un movimento globale affinché le potenze nucleari si disarmino congiuntamente è il  chiaro e cruciale obiettivo di ICAN e di “Italia, ripensaci”.
    • Sarà ribadito con forza durante la “Nuclear Ban Week” che si svolgerà in contemporanea alla Terza Conferenza degli Stati Parti del TPNW.
    L’appuntamento è a New York (e in tutto il mondo) dal 3 al 7 marzo prossimi.
    • Lisa Clark (vicepresidente dei Beati Costruttori di Pace e referente RIPD per il disarmo nucleare) ha commentato:
       “...Abbiamo ricordato il quarto anniversario dell'entrata in vigore
       del TPNW, ma è solo il primo impegno di questo 2025 per i movimenti
       mondiali per la pace e il disarmo.
       Dopo la conferenza degli Stati che aderiscono al TPNW in marzo
       all'ONU, rinnoveremo la memoria delle conseguenze delle armi nucleari
       insieme agli Hibakusha, sopravvissuti alle bombe di Hiroshima e
Nagasaki e insigniti del Premio Nobel per la Pace: il 6 e 9 agosto saranno
esattamente 80 anni da quel 1945.
       E a ottobre 2025 metteremo tutti i nostri sforzi nel sostegno alle
       Nazioni Unite, il fondamento di quel multilateralismo nato sulle macerie
       della seconda guerra mondiale con l'obiettivo di mettere la guerra fuori
       dalla storia.
       Come non mai, oggi sentiamo il bisogno di ridare forza e fiducia
       all'ONU, che dalla sua costituzione ha lavorato per dotare l'umanità di
       mezzi giuridici e politici contro la sopraffazione, la diseguaglianza, la
       guerra..."
       Sottolineato che
L’Italia non ha partecipato a nessuna delle fasi di approvazione e ratifica del Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari.
       Impegna la Giunta
a proseguire nell’azione di sostegno alla campagna Italia Ripensaci affinché anche l’Italia ratifichi il Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari.
       F.to: D. Celli

L’articolo 11 della Costituzione e il suo ripudio della guerra

Il manifesto del PCI (Partito Comunista Italiano) del 1986 ricorda il quarantennio della nascita della Repubblica richiamando l’articolo 11 della Costituzione e il suo ripudio della guerra.

Non è casuale questo riferimento perché gli anni ‘80 sono attraversati da forti tensioni internazionali e dal progressivo aumento delle spese militari. La contrapposizione fra USA e URSS porta sul piano operativo a produrre nuove testate nucleari e nuovi vettori: l’Europa viene direttamente investita e coinvolta nella realizzazione di infrastrutture idonee ad accogliere missili Cruise e Pershing, a fronte della installazione da parte dell’URSS di missili SS20.

In Italia l’aeroporto civile di Comiso diventa la base militare NATO idonea ad ospitare oltre 100 missili da crociera (a partire dal 1983). A questa decisione si oppone il movimento pacifista con numerose iniziative locali, anche di boicottaggio e sabotaggio, e con grandi manifestazioni in tutto il paese. Solo nel 1987, grazie allo storico accordo fra Reagan e Gorbaciov sarà deciso lo smantellamento degli “euromissili” e la riduzione del numero delle testate nucleari.

Ecco allora, in quel clima, l’intento del PCI (così almeno si presume) di lanciare un messaggio forte di ricerca della distensione e l’invito a riflettere che “la migliore difesa è la pace”. La colomba con il ramoscello d’ulivo ne è la plastica rappresentazione.

L’articolo 11 della Costituzione, riportato nel manifesto in modo parziale, trova qui di seguito la versione integrale “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”


A cura del Centro di Documentazione del Manifesto Pacifista Internazionale

E’ un affare di morte... per gli interessi di pochi

L’immagine è estremamente efficace: una parola di tre lettere WAR (guerra) scritta a caratteri cubitali, sulla quale giace, ucciso, un militare con il suo fucile. Entrambi sono colorati con lo stesso colore grigio che risalta su un fondo rosso, il colore del sangue.
Il significato del manifesto è reso esplicito dalla presenza di tre frasi che racchiudono l’immagine e che invitano a riflettere: le guerre sono spesso provocate da fortissimi interessi economici (produzione e commercio di armi, accaparramento di materie prime e prodotti preziosi, controllo di rotte commerciali strategiche etc.) che attraverso il sacrificio di moltitudini di soldati danno potere e ricchezza a un ristretto numero di persone.
In realtà in guerra non muoiono solo soldati, anzi dal secondo conflitto mondiale in poi sono aumentate sempre più le vittime civili, al punto da diventare prevalenti rispetto alle vittime militari.
Lo vediamo ai giorni nostri con quello che sta succedendo in Ucraina e a Gaza, dove i civili diventano deliberatamente bersagli.
Il manifesto, firmato dall’associazione “Mani Tese”, non è datato ma si può far risalire agli anni ottanta.

A cura del Centro di Documentazione del Manifesto Pacifista Internazionale

Fermare la corsa vertiginosa alla proliferazione nucleare

Il manifesto, stampato a Londra nel 1984 e riprodotto anche in altre lingue, con una immagine dal forte impatto emotivo mette in contrapposizione la vita, rappresentata da due bambini, alla morte, evocata dal fungo nucleare.

Il testo che l’accompagna “When will they ever learn?” è un atto di accusa e nel contempo una sfida: se l’umanità vuole avere un futuro deve cessare di dotarsi (almeno) degli armamenti nucleari.

Il fungo atomico riporta al pensiero le bombe nucleari sganciate il 6 agosto 1946 su Hiroshima e il 9 agosto su Nagasaki, dove persero la vita e furono ferite gravemente centinaia di migliaia di persone.

Gli hibakusha (persone sopravvissute al bombardamento) sopportarono per tutta la vita le conseguenze dell’esplosione : ustioni, malformazioni nei figli concepiti, leucemie e altre forme di cancro, oltre a discriminazione e isolamento sociale.

Nonostante questa immane tragedia, come per ogni armamento anche questa arma letale è stata prodotta in migliaia di esemplari in una corsa vertiginosa alla proliferazione nucleare, sempre giustificata come deterrenza necessaria per “mantenere la pace”.

L’immagine dei bambini con la loro innocenza può essere letta come quella di una nuova generazione che guarda al disastro delle precedenti e si avvia nuda su una piana desertica per costruire un mondo nuovo non più ostaggio della paura in quanto libero dalle guerre.


A cura del Centro di Documentazione del Manifesto Pacifista Internazionale

 

Disarmo: liberiamo risorse che consentono di vivere in un mondo migliore

Il manifesto dei quaccheri di “Quacker Peace & Service Friends House” di Londra, del 1982, ci illustra i frutti del disarmo: se non si fanno le guerre, se non si investono cifre astronomiche negli armamenti e negli eserciti, se anzi si inverte la rotta delle spese militari, si liberano risorse che consentono di vivere in un mondo migliore. Un mondo in cui sono affrontati e risolti i problemi della fame e delle ingiustizie, c’è un rapporto rispettoso con la natura, si affrontano e gestiscono i conflitti in modo pacifico.

Rinunciando alle spese militari e al commercio delle armi quanti esseri umani potrebbero essere salvati e curati? Quanti ospedali e scuole potrebbero essere costruiti? Quanta vita in armonia con la natura si potrebbe realizzare? Quante violenze e guerre sarebbero evitate per permetterci quella sicurezza che sempre si sente invocare e mai realizzare?

Il disarmo, dice il manifesto, fa rifiorire la vita, qui rappresentata come terreno fertile, ricco di grano, fiori e piante con i loro frutti. L’immagine è armonica e colorata con la colomba della pace al centro del prossimo raccolto. Con un messaggio efficace, in caratteri maiuscoli e una lingua internazionale, il manifesto propone, senza presunzione, una ricetta semplice e genuina come i prodotti naturali.

Il movimento religioso dei quaccheri, fondato in Inghilterra nel 1647 da George Fox, è incentrato sulla spiritualità e i suoi aderenti hanno una concezione della vita improntata al rigore morale.

Da sempre nonviolenti, per ragioni di coscienza non partecipano alle guerre e molti di essi sono obiettori alle spese militari. Nel 1947 il Nobel per la Pace venne assegnato alle due principali organizzazioni quacchere esistenti (quella inglese e quella americana).


A cura del Centro di Documentazione del Manifesto Pacifista Internazionale