L’articolo 11 della Costituzione e il suo ripudio della guerra
Il manifesto del PCI (Partito Comunista Italiano) del 1986 ricorda il quarantennio della nascita della Repubblica richiamando l’articolo 11 della Costituzione e il suo ripudio della guerra.
Non è casuale questo riferimento perché gli anni ‘80 sono attraversati da forti tensioni internazionali e dal progressivo aumento delle spese militari. La contrapposizione fra USA e URSS porta sul piano operativo a produrre nuove testate nucleari e nuovi vettori: l’Europa viene direttamente investita e coinvolta nella realizzazione di infrastrutture idonee ad accogliere missili Cruise e Pershing, a fronte della installazione da parte dell’URSS di missili SS20.
In Italia l’aeroporto civile di Comiso diventa la base militare NATO idonea ad ospitare oltre 100 missili da crociera (a partire dal 1983). A questa decisione si oppone il movimento pacifista con numerose iniziative locali, anche di boicottaggio e sabotaggio, e con grandi manifestazioni in tutto il paese. Solo nel 1987, grazie allo storico accordo fra Reagan e Gorbaciov sarà deciso lo smantellamento degli “euromissili” e la riduzione del numero delle testate nucleari.
Ecco allora, in quel clima, l’intento del PCI (così almeno si presume) di lanciare un messaggio forte di ricerca della distensione e l’invito a riflettere che “la migliore difesa è la pace”. La colomba con il ramoscello d’ulivo ne è la plastica rappresentazione.
L’articolo 11 della Costituzione, riportato nel manifesto in modo parziale, trova qui di seguito la versione integrale “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”
A cura del Centro di Documentazione del Manifesto Pacifista Internazionale