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Il CDMPI ha dato la sua adesione all'iniziativa che il 22 luglio si è svolta a Bologna, in piazza del Nettuno, anticipando la giornata di mobilitazione della campagna Europe for Peace - Costruiamo l'Europa di Pace indetta dalla Rete italiana Pace e Disarmo sabato 23 luglio.

Volantino 22 luglio_Europe for peace_Bologna

Mons. Zuppi

 

Flash mob

 

Bologna Piazza Nettuno

 

Europe for Peace

 

Foto di Bruno Stefani

 

 

 

 

 

 

 

A sessant'anni dalla prima marcia Perugia Assisi. – RETE Ambientalista

1961 - 2021, la Marcia festeggia sessantanni. Il CDMPI aderisce e partecipa come sempre.

LA CURA È IL NUOVO NOME DELLA PACE

I prossimi 10 anni saranno decisivi. Per fermare il cambiamento climatico. Per impedire una nuova guerra mondiale. Per uscire dalla crisi sociale ed economica. Per effettuare la transizione ecologica. Per democratizzare la rivoluzione digitale. Per prevenire nuove grandi migrazioni…

Domenica 10 ottobre 2021 si inaugura il "decennio della cura". Partecipa alla Marcia Perugia Assisi della pace e della fraternità.

Per info e contatti, visitate il nuovo sito: https://www.perugiassisi.org

 

Marcia PerugiAssisi, quest'anno parte da Barbiana nel segno di don Milani

19 perugia assisi - LAGONE

 

 

 

Il Cdmpi, sin da quando era l'associazione ADN - Antimilitarismo e Disobbedienza Nonviolenta, dice No alle armi e agli armamenti, civili e militari, in tutte le sue forme tecnologiche, dalla produzione alla vendita, fino al loro uso. Divulghiamo pertanto questi due importanti appelli e appuntamenti per continuare a manifestare il nostro dissenso a favore di una società nonviolenta.

Ridurre la spesa militare, difendere le persone e il pianeta

Dobbiamo smettere di investire negli eserciti se vogliamo difendere le persone e il pianeta.

Appello 2021 per le Giornate Globali di azione sulle spese militari

Unisciti a noi per le Giornate di Azione 2021, dal 10 aprile al 17 maggio.

Sul sito della Campagna internazionale GCOMS il testo internazionale dell’appello (in inglese, spagnolo, francese, catalano, coreano)

Per aderire all’appello individualmente o come organizzazione utilizzare il modulo a questo link

Francesco Vignarca, Rete italiana Pace e Disarmo

Nucleare, no grazie

Dieci anni fa, il 12 e 13 giugno 2011 si votò anche sul nucleare e che anzi Fukushima (così come Chernobyl nel voto del referendum vinto nel 1987) - con il rifiuto che provocò del "rischio nucleare" - fu la causa determinante del raggiungimento del quorum.

Il 12 e 13 giugno dobbiamo mobilitarci sui referendum (plurale) e non sul referendum (singolare, relativo solo all'acqua) e a tal fine è utile ricordare anche i compiti che spettano a una politica bene formata e orientata per attuare la volontà espressa dal popolo italiano e ampiamente disattesa sulla fuoriuscita dal rischio nucleare.

Rinnovo in proposito a sottoscrivere online l'appello, primo firmatario Alex Zanotelli, in questo senso https://www.petizioni.com/rispettarereferendum

Perché invece non riescono a conseguire il loro scopo le iniziative che a partire dagli ambienti più vari cercano di ottenere che anche l’Italia aderisca al TPAN (Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari), promosso dall’ONU nel 2017 e entrato in vigore a gennaio 2021? Purtroppo la risposta è molto semplice: l’Italia fa parte della NATO e come tutti i paesi dell’Alleanza Atlantica obbedisce fedelmente agli ordini che vengono di lì e quindi

  • accetta in prospettiva di portare al 2% del Pil il suo contributo al bilancio della NATO. Non è quindi un caso se il PNRR – incurante di centinaia di appelli, denunce, raccolte di firme contro l’aumento delle spese militari – destina a quel comparto fondi che avrebbero dovuto essere piuttosto impiegati per bisogni essenziali, come un drastico riorientamento e rafforzamento del sistema salute;

  • accetta di dotarsi di decine di bombe, che richiederanno anche un sistema continuo – e costoso – di interventi di manutenzione e aggiornamento;

  • accetta che permangano sul suo territorio basi NATO e USA, senza avere alcuna possibilità di controllarne le scelte;

  • accetta la logica per cui da anni gli Stati inclusi nella NATO non debbono soltanto sostenersi reciprocamente qualora uno di essi venga attaccato, ma anche qualora ne vengano attaccati gli interessi. Questi ultimi, per altro, vengono organizzati in funzione degli interessi degli Stati Uniti e della loro volontà egemonica. Perciò la NATO non potrà rinunciare all’opzione nucleare fino a che altri Stati posseggano anche una sola atomica.

Alfonso Navarra, Elisabetta Donini, Disarmisti, Società della Cura

TAGLIARE SUBITO LE SPESE PER LE ARMI

Nel drammatico momento che stiamo vivendo in Italia e nel mondo intero, sentiamo il bisogno umano e civile di levare la nostra voce contro lo scandalo gigantesco delle spese militari, su cui come sempre i più tacciono.

Non dobbiamo tacere. In questo momento come mai è giusto e doveroso chiedere al nostro Governo di tagliare subito le spese per armamenti e destinare quanto risparmiato ai bisogni della sanità e a quelli di chi dovesse perdere il lavoro. 

Si tratta di somme ingenti. E molto cresciute in questi ultimi anni mentre si tagliavano le spese per la sanità. Nel 2018 la spesa militare italiana è stata di 25 miliardi di euro, pari all’1,45 del Pil, in aumento rispetto al 2017 del 4%. Ma sono cifre pazzesche in tutto il mondo, vedi i dati sul sito del Sipri di Stoccolma.

Quella destinata ai soli armamenti nel 2018 è stata di 5,7 miliardi, aumentata di ben l’88% nelle ultime tre legislature, dice lo studioso Francesco Vignarca, secondo il quale “Tra i programmi di riarmo nazionale in corso i più ingenti sono le nuove navi da guerra della Marina, tra cui una nuova portaerei, nuovi carri armati ed elicotteri da attacco dell’Esercito, i nuovi aerei da guerra Typhoon e gli F-35”.

In particolare questi ultimi, gli F-35, sono da anni molto contestati dal mondo del pacifismo: una spesa enorme, oltre 50 miliardi di euro complessive, per un aereo con “difetti strutturali” (secondo vari esperti) e comunque un armamento d’attacco e al servizio di strategie d’attacco, in ciò sostanzialmente in chiaro contrasto con il dettato dell’art. 11 della nostra Costituzione. Un “inutile spreco di risorse” denuncia da tempo la campagna “Taglia le ali alle armi”. Quanto sarebbe utile dirottare questi miliardi verso il contrasto al surriscaldamento globale e ai cambiamenti climatici, quindi alla nostra salute?

Non dimentichiamo poi che nelle spese militari italiane ci sono quelle a supporto delle basi americane in Italia (con bombe atomiche) e non ultima c’è pure la spesa per i cappellani militari (circa 200, con un costo di 15 milioni tra stipendi e pensioni).

Un taglio sostanzioso a queste spese potrebbe essere subito deciso da Governo e Parlamento. Non sarebbe razionale oltre che giusto, soprattutto in questo momento?

Si pensi che un solo aereo F-35 costa la bellezza di 130 milioni di euro. Già il Governo Monti nel 2012 aveva ridotto da 131 a 90 gli aerei da comprare, perché non si procede subito almeno con un’altra bella sforbiciata? Quale forza politica si potrebbe opporre in questo drammatico momento? Quante le rianimazioni, quanto altro personale si potrebbero avere con il costo di un solo di questi aerei?

Non bisogna dimenticare poi che in questi ultimi anni la sanità italiana è stata massacrata da tagli lineari enormi: con Monti nel 2012 ci fu un piano di tagli per 25 miliardi in tre anni e la spesa per la sanità fu portata dal 7,1 al 6,7% del Pil; il governo Letta proseguì con un taglio di 2,6 miliardi e coi tagli continuarono il governo Renzi e la ministra Lorenzin. Negli ultimi 10 anni il Servizio sanitario nazionale ha subito un taglio di 37 miliardi di euro, col risultato di migliaia di posti letto in meno (siamo scesi sotto la media europea, 3,5 per 1000 abitanti contro 5), spese per il personale ridotte di 2 miliardi tra il 2010 e il 2018, persi 42,800 posti a tempo indeterminato, deficitaria la prevenzione. E ancora, il raddoppio della quota dei più poveri che rinunciano alle cure e la enorme crescita del divario sanitario tra nord  e sud (con la complicità delle classi dirigenti del sud). Un massacro. Tutto nonostante i ticket, il cui gettito è passato da 1,8 miliardi del 2008 a 3 miliardi nel 2018. Oggi piangono tutti, nel Palazzo, ma ieri?

La crisi del coronavirus impone di ripensare la nostra quotidianità ma anche i nostri stili di vita e i nostri modelli di sviluppo, non c’è dubbio. Perché non anche le priorità di spesa dei governi? 

Ripensare le spese militari è un tassello prioritario del nuovo mondo da immaginare e concepire ove sia finalmente messa al bando la guerra e le spese degli Stati destinate a strumenti di vita anziché a strumenti di morte. Uno Stato lo sta facendo, è il Costarica. E’ possibile, è conveniente. Chiediamolo in molti, chiediamolo tutti.

Raffaele Crocco, Massimiliano Pilati, Francesco Pugliese, Beatrice Taddei, Alex Zanotelli

Rovereto, 11 marzo 2020

Il CDMPI sostiene il disarmo, riceve e pubblica il presente articolo.